BAGGIO, L’INCREDIBILE DIVIN CODINO

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Scritto da Nico Foglieni

Roberto Baggio, un “9 e mezzo” come lo definì Platini, un giocatore straordinario capace di unire una tecnica stupenda ad una incredibile freddezza sottoporta. Lui che dribblava i difensori come fossero birilli, lui che segnava con una facilità incredibile, il tutto con quel codino che tanto lo rese famoso. La sua carriera inizia nelle giovanili del L.R. Vicenza, al tempo in C1, dove fa vedere fin da subito le sue grandi doti con giocate da fuoriclasse tanto che nel 1983, a soli 16 anni, debutta in campionato contro il Piacenza. Nella stagione ’84-’85 diventa un titolare fisso tra le fila dei Biancorossi segnando 12 reti in 29 presenze e attirando l’attenzione di alcuni club di Serie A. Nella sua ultima partita di C1, disputata contro il Rimini di Arrigo Sacchi, subisce un brutto infortunio al ginocchio destro che lo costringe a fare un’operazione e ad un lungo stop. Nonostante i 220 punti di sutura la Fiorentina acquista comunque il giocatore per 2,7 miliardi di Lire. La prima partita in Serie A arriva il 21 settembre 1986 contro la Sampdoria, una settimana dopo però subisce un altro infortunio che lo tiene fuori dai campi fino a fine stagione dove un suo gol su punizione, contro il Napoli, vale l’1-1 finale che regala alla Viola la salvezza matematica. La stagione successiva sulla panchina della Fiorentina approda Eriksson e arriva l’attaccante Borgonovo, con quest’ultimo il Divin Codino forma la coppia offensiva “B2” i quali segnano 29 gol in stagione e trascinano la propria squadra in Coppa Uefa dopo lo spareggio con la Roma. L’annata dopo vede un Divin Codino scatenato in grado di segnare 17 gol in Serie A, arrivando 2° nella classifica marcatori davanti al grande Maradona e arrendendosi solamente al leggendario Van Basten. Oltre al fiuto del gol di Baggio si nota soprattutto il dribbling ‘ccezionale che fa girare la testa ad ogni difensore che provi a fermarlo. È tutta italiana la finale di Coppa Uefa ’89-’90 che vede affrontarsi Juventus contro Fiorentina, Baggio contro Schillaci, a sorridere sono i bianconeri che con un 3-1 all’andata e uno 0-0 al ritorno sollevano il trofeo internazionale. La finale è anche l’ultima partita dei Roby con la Viola, infatti la Juventus ingaggia il giocatore dando alla Fiorentina la cifra record di 27 miliardi di Lire. Anche se i piedi, la testa e la tecnica sono ormai a Torino il cuore è rimasto là, a Firenze, e infatti come dirà in seguito il suo procuratore: “Mi ricordo ancora la scena: quando Baggio passò dalla Fiorentina alla Juventus, in conferenza stampa, davanti ai giornalisti gli misero al collo la sciarpa bianconera e lui la gettò via. Fu un gesto imbarazzante. Io dissi che il ragazzo andava compreso: era come se avessero strappato un figlio alla madre. Ammetto che, quella volta, rimasi molto colpito anch’io”. Lo stesso anno viene convocato per i Mondiali di Italia ’90. Alla sua prima presenza in un Mondiale, contro la Cecoslovacchia, segna il gol più bello del torneo, dopo aver scartato 4 giocatori avversari. Dopo la sconfitta in semifinale contro l’Argentina di Maradona è decisivo nella finale 3°-4° posto contro l’Inghilterra con 1 gol che vale il 2-1 finale per gli azzurri. A Torino il Divin Codino è pura magia e non è un caso che in una Juventus che arriva solamente 7a egli riesca a segnare 14 gol in campionato. Nella stagione ’91-’92 sulla panchina Bianconera arriva Giovanni Trapattoni, esso porta la Juventus al 2° posto in Serie A e alla vittoria della Coppa Italia, contro il Parma, dove è decisivo un gol su rigore del solito Roby Baggio. 1993, l’anno del Divin Codino, in cui mostra tutta la sua classe cristallina, la sua tecnica fenomenale, il suo dribbling ‘ccezionale e il suo tiro chirurgico, Baggio è uno spettacolo con la palla tra i piedi, è luce negli occhi degli spettatori. Quell’anno, con indosso la fascia da capitano, vince la Coppa Uefa nella doppia finale contro il Borussia Dortmund, segnando 2 gol all’andata. A dicembre entra di diritto nella storia del Calcio con la conquista del Pallone D’oro e del Fifa World Player. Viene convocato per la Coppa del Mondo del 1994 negli USA dove, dopo delle deludenti prestazioni nei gironi, trascina l’Italia partita dopo partita con il suo cinismo sottoporta e la sua tecnica. Contro la Nigeria gli azzurri sono sotto a pochi minuti dalla fine per 1-0, qui Roby segna il gol dell’1-1 e ai supplementari quello del 2-1 finale su rigore. Segna 1 gol contro la Spagna che permettere all’Italia di vincere per 2-1 e con la doppietta contro la Bulgaria trascina l’Italia in finale. La finale contro il fortissimo Brasile è sullo 0-0 dopo i tempi supplementari, qui è decisivo il rigore sbagliato, il 5° e ultimo, proprio dal Divin Codino. A fine partita la disperazione è tanta e Baggio recita una frase che lascia però l’amaro in bocca al popolo italiano “I rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli”. Negli anni successivi i vari infortuni e la staffetta con il crescente Del Piero, mettono in contrasto il Divin Codino, nonostante sia decisivo nella stagione ’94-’95 nel double Scudetto-Coppa Italia, con il presidente Agnelli. A fine stagione Roby si trasferisce al Milan dove nella 1a stagione con la maglia rossonera è decisivo alla vittoria dello scudetto con 7 gol partendo quasi sempre titolare e dimostrando ancora una volta le sue immense qualità. Nella 2a stagione rossonera le cose peggiorano con il ritorno in panchina di Sacchi il quale esclude Baggio dalla formazione titolare.Così nel luglio del 1997 si trasferisce al Bologna. Qui il Divin Codino dimostra a tutti che non è affatto finito, non solo con la solita classe e il solito dribbling impressionante, ma anche segnando 22 gol in 30 partite di Serie A, record per l’eterno Baggio. A fine campionato i contrasti con l’allenatore Ulivieri convincono Roby a cambiare aria, destianzione Inter. A Milano le prestazione del Divin Codino sono sempre al top ma lo spogliatoio non è unito, “Se non avessimo vinto 5-4 all’Olimpico contro la Roma, saremmo andati in B. Non c’era più una squadra, men che meno uno spogliatoio”. Con l’arrivo di Lippi nell’annata ’99-’00 Baggio è sempre più escluso dall’11 titolare decidendo a fine stagione di abbandonare andando nel Brescia di Mazzone. Ha 33 anni e tutti lo danno per finito, ma lui è Roby Baggio, il Divin Codino. In 4 anni con le Rondinelle riesce sempre a dare il massimo e con le sue prestazioni salva tutti gli anni la squadra dalla retrocessione. È il 16 maggio del 2004, non è solo Milan-Brescia, ma è anche l’ultimo spettacolo del Divin Codino, il quale lascia il calcio dopo 706 partite e 323 gol, un mostro sacro del calcio. Lui era il nostro fenomeno, l’artista del pallone, il prodigio del calcio. Lui era l’incubo delle difese, la gioia e lo spettacolo preferito dei tifosi, l’idolo di tutti. Lui, lui, solo lui! Perché quando giocava tutti gli occhi erano puntati unicamente sul Divin Codino, perché poche volte si è visto un giocatore così, perché col pallone poteva fare qualsiasi cosa nonostante un ginocchio con 220 punti di sutura, perché era stupendo, perché Baggio era Divino, era il Divin Codino. Maledetto però sia il giorno in cui il tempo ci strappò questo fuoriclasse assoluto; il talento della Serie A, dell’Italia e del calcio, uno così che manca a tutti noi perché “Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica”

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