George Best

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Scritto e ideato da Nico Foglieni

Genio e sregolatezza, la nostalgia di casa affogata nell’alcol, la tensione combattuta con le donne, marcio fuori dal campo ma grande e bello dentro ad esso; questo era George Best, il magistrale Ragazzo di Belfast. A 15 anni viene notato da un’osservatore dello United, Bob Bishop, che lo raccomanda all’allenatore dei Red Devils: Matt Busby, dicendo “Credo di aver trovato un genio“, ci vede lungo il buon Bishop, il quale trova il futuro dello United. Inizialmente Best viene aggregato per 2 anni alle giovanili del Manchester United, per poi esordire in prima squadra a 17 anni contro il West Bromwich, il 14 settembre del 1963. 2 mesi dopo gioca un’ottima partita, coronata con un gol, contro il Burnley in FA Cup consentendogli di approndare in pianta stabile nella prima squadra dei Red Devils. La stagione termina però con molte delusione per lo United, arriva secondo in campionato e viene eliminato nelle semifinali di Fa Cup, l’unico a gioire è proprio il Ragazzo di Belfast, che oltre a giocare 26 partite segna pure 6 gol, vince pure la Uefa Youth League con le giovanili dei Red Devils. Nonostante la tenera età George dimostra già le proprie qualità, egli infatti è veloce come una scheggia, ha un dribbling spettacolare, è dotato di una visione ‘ccezionale, di piedi unici, ed infine ha un tiro non male; per sistemare i difetti fisici del ragazzo, l’alleantore Busby lo sottopone ad allenamenti  “aspri, talvolta brutali”. Stagione ’64-’65, il Leeds United e il Manchester hanno entrambi 61 punti e sono primi, a spuntarla sono però i Red Devils che avendo una differenza reti migliore vincono la First Division (l’antica Premier), oltre al Charity Shield. Determinante è stato Best, infatti il 5° Beatle devasta ad ogni partita le difese avversarie a ritmo di giocate magistrali e dribbling fantastici. Se l’annata ’65-’66 è compromessa da un infortunio che lo costringe ad un lungo stop, nel 1967 il Ragazzo di Belfast torna a sedurre tifosi con le sue corse sulla fascia, ed è grazie al leggendario trio Law-Charlton-Best se i Red Devils sollevano al cielo un’altra First Division ed un altro Charity Shield. Non so cosa sia stato, se magia o volontà del Dio del Calcio, fatto sta che il ‘68 è l’anno del Best dominatore incontrastato del calcio europeo, è il più grande genio di uno United favoloso, è il Re di Manchester. In campionato si laurea capocannoniere con 28 gol; in Coppa dei Campioni inizialmente schianta gli slavi del Sarajevo, poi con un gol e un assist decide la sfida con il Real Madrid. Era il 29 maggio del 1968, a sfidarsi Manchester United e Benfica. Nonostante una notte passata con “una giovane ragazza di nome Sue” per abbassare la tensione, Best in campo dimostra a tutti che il migliore è lui, non Charlton o Eusebio, il vero mago del pallone è lui. Ed anche quando la partita si prolunga ai supplementari dopo un 1-1, il 5° Beatle ha ancora la forza per dribblare, correre ma soprattutto segnare un gol pesantissimo, dopodiché lo United dilagha con altri 2 gol, fissando il risultato per 4-1. A fine anno il Ragazzo di Belfast mette un’indelebile firma nel libro del calcio vincendo il Pallone D’oro e consegnandosi di fatto all’Olimpo del pallone. Lo United aveva conquistato la Coppa Campioni, era la migliore squadra al mondo, ma qualcosa inizia ad andare storto. Già perché se il trio dei fenomeni Best-Charlton-Law continua a dare spettacolo (il 5° Beatle quell’anno segna 22 gol), le nuove reclute rendono poco e non a caso i Red Devils si piazzano all’11° posto in classifica nel ’69. Passano gli anni, passano gli allenatori, passano i giocatori ma lo United di Best non riesce a piazzarsi oltre la metà della classifica. Nel mentre, ad appena 23 anni il Ragazzo di Belfast passa dal segnare 20 gol a stagione a farsi multare continuamente, a passare le notti nei nightclub o a bere litri di birra, “Ho speso gran parte del mio patrimonio in donne, alcol e macchine; il resto l’ho sperperato” (Cit. George Best). La rottura definita arriva l’1 gennaio del 1974, quando non si presenta agli allenamenti dopo la sconfitta per 3-0 contro i Queens Park Rangers, venendo messo fuori squadra. Lo United a fine annata, senza il suo genio sregolato, retrocede in Second Division. Inizia quindi il lento declino del più grande giocatore che Manchester abbia mai visto, che si trova a girovagare per il mondo tra serie mimori, attirando migliaia di spettatori ma impegnandosi scarsamente. Dopo 2 anni passati collezionando poche presenze qua e là si trasferisce negli Usa, ai L.A. Aztecs, dove ritrova la professionalità e viene nominato miglior giocatore del campionato 2 volte nei 3 anni di permanenza. Durante la sosta del campionato americano non sta fermo ma gioca per il Fulham dove ritrova serenità in terra inglese. Best nel 1978 capisce che gli Aztecs non fanno per lui che vuole giocare in una squadra più forte. Si trasferisce quindi sulla East Coast, direzione Strikers, ma anche qui le sfide sono poche, l’affluenza è minima e il prestigio del campionato è basso. Vola quindi in Scozia, agli Hibernian dove rimane per 2 stagioni giocando, anche qui, d’estate nel campionato americano per gli Earthquakes. L’ultimo atto del Ragazzo di Belfast, del più grande genio sregolato di sempre, è in Australia ai Brisbane Lions, per dar modo al mondo di poterlo ammirare un’altra volta. George Best, la piccola gemma di Belfast, il ragazzo d’oro dello United, il fenomeno mondiale che con i Red Devils sollevò al cielo la Coppa Campioni, l’uomo costretto a rinunciare ai palchi più prestigiosi per un debole verso l’alcol che rovinò il suo genio tanto smisurato quanto sregolato. Ma per noi amanti del pallone George rimarrà sempre quel fragile ragazzo di Belfast che tra gol, dribbling e corse sulla fascia si impose come una delle ali più forti di sempre ed anche se oggi non fa più parte di questo mondo state certi che la morte sta ancora rincorrendo l’amatisso e velocissimo George Best. 

Ho speso gran parte del mio patrimonio in donne, alcol e macchine; il resto l’ho sperperato

-George Best

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