Johan Cruyff, il profeta del calcio

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Scritto e ideato da Nico Foglieni

“Il Profeta del Calcio” così viene chiamato quell’olandese, semplicemente perfetto, che negli anni 70 sta conquistando il mondo con il suo genio.Già da piccolo Johan dimostra una tecnica senza eguali, tanto che il mister dei Lanceri, Buckingham, lo fa esordire ad appena 17 anni, il 15 novembre 1964, in Ajax-Groningen. Diventa subito un titolare inamovibile grazie ad un incredibile cinismo sottoporta, una visione impressionante ed un dribbling ubriacante. A causa dei risultati negativi che portano l’Ajax vicino alla zona retrocessione nel gennaio del 1965 sulla panchina arriva Rinus Michels, inaugurando l’era del Calcio Totale in cui il Profeta del Pallone è la chiave del gioco. La filosofia del Calcio Totale si basa su movimenti difensivi e offensivi volti a recuperare in fretta il pallone senza lasciare buchi difensivi, per poi cercare tramite tagli, filtranti o altri schemi, di segnare. Fondamentale era la polivalenza di Cruyff, capace di interpretare al meglio ogni ruolo, dalla difesa all’attacco. Dopo lo scudetto vinto nella stagione ’65-’66, con 33 gol in 30 partite, nel ’67 vince il titolo di capocannoniere oltre alla Coppa d’Olanda e un altro campionato. Nella stagione ’68-’69 arriva il 3° scudetto di fila e l’accesso alla finale di Coppa dei Campioni, persa poi per 4-1 contro il Milan di Nereo Rocco. Il Calcio Totale di Michels, di cui Cruyff ne è il perno, si rivela vincente anche in campo europeo, infatti dal 1970 al 1972 i Lanceri vincono 2 Coppe dei Campioni di fila con il Triplete conseguito nel 1971.Sempre nel 1971 il Profeta del Pallone è capocannoniere del campionato con 25 gol, e ciò gli permettere di ascendere all’Olimpo del Calcio con la conquista del Pallone D’oro. Nel 1973 arriva la 3a Coppa dei Campioni di fila, ma, ancora più importante, il 2° Pallone D’oro per il Profeta del Calcio. È immarcabile, troppo veloce, troppo tecnico, troppo bravo nel dribbling e troppo cinico sottoporta con entrambi i piedi per chiunque difensore, è senza alcun difetto, o meglio, lui è perfetto. Non a caso molte potenze calcistiche mondiali mettono gli occhi sul fenomeno di Amsterdam, su tutte prevale il Barca. Lascia quindi i Lancieri dopo 262 gol in poco più di 300 presenze, 6 Campionati Olandesi, 4 Coppe nazionali, 3 Coppe dei Campioni, 1 Supercoppa Uefa e 1 Coppa Intercontinentale. Numeri che fanno capire quanto mostruoso e fuori dalla norma sia questo campione assoluto. A Barcellona ritrova Rinus Michels sulla panchina, dove ancora una volta è al centro del Calcio Totale dell’allenatore olandese. “Ha contribuito a cambiare un modo consolidato di fare calcio. Prima di quel periodo parole come pressing, fuorigioco, squadra corta e come calcio totale non si erano mai sentite. Non esistevano. Cruijff ha portato novità sostanziali sul piano tattico sfruttando testa e gambe. Prendeva la palla, ti faceva mezza finta e poi scattava. Poi, durante lo scatto, scattava di nuovo. Ditemi: come potevi marcarlo uno così?” (Gabriele Oriali). Per problemi con il tesseramento inizia a giocare solo dall’8a gioranta con i Blaugrana, che non vincevano il campionato da 15 anni, penultimi in classifica. Grazie però ad un Profeta del Calcio in splendida forma, il Barca ottiene 26 risultati utili di fila e vince La Liga. In quella stagione è da ricordare lo splendido gol al volo in spaccata di Cruyff contro l’Atletico e il pesantissimo 5-0 rifilato dai Blaugrana ai Blancos. È capitano dell’Olanda, allenata straordinariamente da Michels, al mondiale di Germania del 1974. Gli Oranje passano facilmente il primo girone davanti a Svezia, Bulgari e Uruguay. Il secondo girone (ai tempi la formula era diversa di quella attuale) viene dominato dal Calcio Totale dell’Olanda, i Paesi Bassi arrivano davanti a Brasile, Germania Est ed Argentina. A sfidarli in Finale per la Coppa del Mondo c’è la Germania Ovest di Gerd Müller. È il 7 di luglio del 1974 quando a Monaco di Baviera si scontrano la 14 del Profeta del Calcio e la 13 del fenomenale Müller. Purtroppo per Cruyff la partita viene vinta per 2-1, in rimonta, dai tedeschi, con lo sconforto totale per l’intera Olanda. A dicembre, però, la Fifa premia il miglior giocatore europeo di sempre con il 3° Pallone D’oro. Descrivere il Cruyff del 1974 è impossibile, lui è sopra tutto e tutti, sopra persino alla perfezione, sembra essere stato mandato dal Dio del Calcio per stupire il mondo calcistico, infatti con il pallone rende possibili giocate che le menti degli avversari non riescono manco a concepire. Andato via Rinus Michels dopo il ’75, i Blaugrana continuano ad essere una delle migliori squadre de La Liga per piazzamento e tecnica, senza però vincere nessun trofeo se non la Coppa di Spagna nel 1978. A seguito del sequestro di sua moglie e di sua figlia nella sua casa a Barcellona, rinuncia a giocare la Coppa del Mondo del ’78 nonostante la sua Olanda si fosse già qualificata. Cruyff, pur continuando a stupire con gol magistrali e giocate magnifiche, non si sente più a suo agio a Barcellona, inizialmente medita un ritiro dai campi, per poi andare in America. Trascorre 2 stagioni in America, dal ’79 all’81, non caratterizzate da particolari vittorie, da segnalare unicamente il premio come miglior giocatore del campionato nel 1979. Dopo un anno in 2a divisione spagnola, al Levante, decide di tornare in patria. Il Profeta del Calcio sceglie quindi l’Olanda come ultima tappa della sua immensa carriera perché alla fine “Certi amori non finiscono mai, fanno dei giri immensi ma poi ritornano”. Torna dai Lancieri di Amsterdam per 2 anni, dove, assieme ai giovani Van Basten e Rijkaard, vince 2 Campionati e 1 Coppa nazionale. A 34 anni Cruyff stupisce e strabilia ancora i suoi tifosi, entrando nel loro cuore con giocate da campione eterno ed indimenticabile. Chiude la sua immensa carriera con un ultimo anno al Feyenoord della matricola Gullit, vincendo il double Scudetto-Coppa nazionale. Cruyff si ritira dal calcio nello stesso modo con cui ci era entrato: sollevando trofei, facendo innamorare tifosi e dribblando chiunque, perché niente è impossibile per il Profeta del Calcio. E adesso che non ci sei più, caro Johan, c’è una sola cosa che possiamo fare: ricordare. Ricordare il bambino, la gioia, la finta, la velocità, il numero, le giocate, la visione, il cuore, il leader e il più grande giocatore europeo di sempre. Perché se Pelé è il Dio del Calcio, Cruyff ne è il compagno prediletto, lui era il Profeta del Calcio, a cui niente era impossibile.

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