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Cos’è la classe? La classe è una serpentina del leggendario Baffo Nerazzurro, è una giocata spettacolare del capitano del Biscione, è un gol superbo del 10 dell’Inter. La classe ha un nome: Sandro Mazzola.
Nasce l’8 novembre 1942, di domenica, le stesse domeniche che qualche anno più tardi illuminerà con le sue giocate immense. Dopo 4 anni nelle giovanili nerazzurre esordisce in A nel tanto famoso quanto controverso Juventus-Inter 9-1 del 10 giugno 1961, in cui il presidente interista Moratti, per protesta, fa giocare la primavera Nerazzurra, ma nonostante ciò Sandro segna il gol della bandiera su rigore. Dalla stagione 1962-1963 l’allenatore Herrera ha l’intuizione di schierare il giovane Mazzola titolare come centrocampista. La scelta si rivela vincente: nonostante la tenera età il Baffo dimostra già qualità uniche, così tra dribbling di classe e gol superbi prende l’Inter per mano e la conduce al suo 8° titolo di Serie A, aggiudicandosi un biglietto per la Coppa Campioni. La stagione successiva termina con l’amaro in bocca in campionato: arrivati primi a parimerito con il Bologna, è necessario uno spareggio per decidere il vincitore, e a spuntarla sono proprio gli Emiliani che con un 2-0 vincono il campionato. Differente il risultato in Coppa Campioni, alla prima partecipazione gli uomini di Herrera, trascinati da un Mazzola capace di segnare 5 gol, centrano la finale. Dopo aver eliminato Everton, Monaco, Partizan e Borussia Dortmund, arrivano nella finale di Vienna contro il Real Madrid. È il 27 maggio 1964, da una parte Mazzola, Suarez, Burgnich, Facchetti; dall’altra Di Stefano, Puskas, Santamaria e Gento. A dominare la scena è il fenomenale Mazzola che dopo il gol del vantaggio interista, pareggiato dal Real con Felo, segna ancora un gol, a cui sussegue la rete del nerazzurro Milani. “Una volta ho giocato contro tuo padre. Complimenti, hai onorato la sua memoria” (Puskas a Sandro Mazzola). Il Baffo si laurea campione d’Europa e capocannoniere dell’edizione con 7 gol, semplicemente fantastico e stupendo. Nei 2 anni successivi Mazzolavince tutto: 1 trofeo come bomber del campionato con 17 gol da centrocampista, 2 Campionati, 2 Intercontinentali e la Coppa Campioni del 1965 contro il Benfica di Eusebio. Sandro dimostra di essere un diamante puro, che, sia di giorno sia di notte, illumina il Meazza di luce propria, la luce della sua ‘ccezionale classe. Nel 1968 Ferruccio Valcareggi lo convoca per l’Europeo. La scelta si rivela vincente: Sandro è il direttore d’orchestra del centrocampo italiano, dispensa palloni e ferma le avanzate avversarie in modo eccellente ed è anche grazie a lui se l’Italia trionfa nell’edizione. Il ’68 è l’anno di Mazzola, si impone tra i migliori centrocampisti al mondo con la sua tenacia e classe, con i suoi assist e gol, con le sue giocate e i suoi dribbling; Sandro è incredibile e fenomenale, tanto da imporre la propria firma tra le pagine del Libro del Calcio. Passano gli anni la Grande Inter non c’è più, i trofei stentano, solo lo scudetto del 1970-1971 riempie annate colme solo di delusioni, tra queste la finale di Coppa Campioni del 1972 persa contro l’Ajax di Cruyff. Jair, Corso, Burgnich e Bedin, le colonne interiste, lasciano la squadra a testimonianza che del mitico Biscione non resta più nulla; però il Baffo resta, lui che i colori nerazzurri ce li ha stampati nel cuore rimane col suo amore: L’Inter. E così pur non conquistando trofei continua a lottare con la 10 sulle spalle per trascinare i Nerazzurri alla vittoria fino al 1977dove, ormai 35enne, decide di terminare la propria immensa e stupenda carriera.Sandro Mazzola, un nome che al sol pronunciarlo Incuteva timore agli avversari, uno che con l’Inter nel cuore aveva vinto tutto. Lui era la classe fatta a persona, era l’idolo e l’amato eroe della curva nerazzurra, era il più bello spettacolo che gli interisti potessero vedere negli anni ’60-’70. Sandro Mazzola era ed è il mitico e indimenticabile Baffo che con colpi di genio si è imposto come uno degli italiani più forti di sempre.